Lo stress che ammala il corpo

Il nostro corpo esprime con un linguaggio particolare, ci fornisce costantemente dei messaggi attraverso le sensazioni sia positive che negative, le disfunzioni, il dolore, il fastidio e anche attraverso le malattie.Un linguaggio che nel corso dei secoli abbiamo imparato ad ignorare per dare, purtroppo uno spazio esagerato alla mente.

Come sostiene da millenni la sapienza ebraico–cristiana, il corpo è il tempio dell’anima, il territorio d’incontro tra la materia e il divino, esso contiene e preserva l’ineffabile mistero della vita.

Il corpo ha in sé una sapienza antica, ogni segnale che ci arriva dal corpo oltre a dirci che è venuta l’ora di occuparci di lui e di noi stessi con maggior cura, è anche un messaggio specifico che ci racconta qualcosa attraverso la simbologia dell’organo. Se parla il corpo, quale organo ci sta parlando: stanno parlando le gambe, la schiena, lo stomaco, gli occhi? Qual è la funzione di quell’organo? Che messaggio mi sta mandando la sua difficoltà di funzionamento?

Corpo, psiche e mente in noi sono fusi insieme.

Posso allora curare il corpo con la medicina ma posso al tempo stesso chiedermi che significato potrebbe avere questo messaggio, in questo modo, alla cura del corpo aggiungo anche la conoscenza di me stesso, del mio modo di stare al mondo, di agire, di amare, di chiudermi, di pensare. Il sintomo fisico può diventare, se lo desideriamo, un modo per migliorare la nostra vita, per diventare più consapevoli, per cominciare a progredire in una ricerca, che oltre ad essere utile, è la più bella ricerca che potremmo mai compiere: la conoscenza della nostra anima.

3-LO STRESS

Tutti nel corso della nostra esistenza viviamo situazioni stressanti, difficili, conflitti che fatichiamo a risolvere per le più svariate ragioni. Spesso resistiamo così a lungo che la sofferenza psichica si riversa nel corpo, perché non ha altra possibilità di espressione o di risoluzione. Questo succede al di sotto del livello della nostra coscienza quindi non ce ne rendiamo neppure conto.

Accade così che un eccesso di energia emotiva si scarica attraverso uno specifico organo e ne crea inizialmente un disfunzionamento, una rottura o un dolore. Se questa situazione persiste a lungo, l’organo rischia di ammalarsi e infine quando trascuriamo la malattia, allora l’organo rischia la degenerazione in una delle forme tipiche per quell’organo.

Per questo motivo credo sia interessante cominciare ad ascoltare con maggiore attenzione il proprio corpo, comprendere e risolvere i propri conflitti, prendersi cura di noi stessi e cogliere, nel sintomo o nella malattia l’occasione per conoscerci meglio.

4-LA CURA

Quando emerge una malattia, un dolore o disfunzionamento organico è fondamentale procedure con degli accertamenti clinici e medici in modo da comprenderne la natura fisica per poterla curare al meglio con i farmaci che abbiamo a disposizione, per attenuare il dolore o modificare il cattivo funzionamento dell’organo. Nei casi in cui la malattia organica non abbia una natura esclusivamente fisica, emerga un quadro di negatività dagli esami clinici, o il medico stesso intuisca che la natura della patologia è psicologica, è fondamentale fare un breve percorso di psicoterapia.

La psicoterapia può essere molto utile per aumentare la consapevolezza della situazione conflittuale che la persona sta vivendo, per esplorare le proprie risorse e per conoscere meglio il proprio funzionamento psico-fisico e soprattutto per ridare valore a sè stessi e alla propria esistenza. L’obiettivo della psicoterapia è quello di ampliare le possibilità del soggetto, espandere la coscienza e la consapevolezza di sè e della situazione che sta vivendo.

Inoltre può essere molto utile in casi di stress con riverberi psicosomatici insegnare alla persona una tecnica di rilassamento per ri-abituare il corpo a recuperare energie distendendo il sistema nervoso e quello muscolo-scheletrico e soprattutto per rieducarla a dedicare del tempo tranquillo solo per sè stessa.

Esistono moltissime Tecniche di Rilassamento, anche qui è importante saper scegliere quella che più si adatta al paziente. Molti pazienti non sono in grado di reggere tecniche di visualizzazione, altri hanno dei risultati straordinari con esse, con altri pazienti si deve utilizzare una centratura sul corpo con tecniche quali in Training Autogeno di Shulz, altri ancora non riconoscono il loro livello di tensione-rilassamento e quindi occorre utilizzare la tecnica di rilassamento progressivo di Jacobson o il Biofeedback che per altri addirittura impedisce un rilassamento profondo. Occorre avere quindi una buona conoscenza delle varie tecniche e saperla calibrare sulla struttura psichica del paziente, è come trovare il farmaco giusto.

Un altro percorso possibile e molto interessante è un percorso di ipnosi-terapia. Esistono in letteratura numerosi protocolli di ipnosi che sono stati sistematicamente  sperimentati su gruppi di pazienti con ogni tipo di disturbo psicofisico e hanno ottimi risultati. Anche qui ci sono dettagliati protocolli e dei test da fare al paziente per capire se è adatto a tale metodologia che tuttavia non è pericolosa ma occorre saper gestire l’emersione di contenuti inconsci e saper trasformarli in occasioni di guarigione per il paziente. E’ una tecnica che richiede un alta competenza psicologica e clinica-esperienziale.

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