L’ossessione d’amore è un disturbo relazionale sempre più frequente e mascherato, segnale evidente di un’infelicità di fondo nelle relazioni affettive. Spesso non è riconosciuto dal soggetto che lo scambia per un vero sentimento e inventa letteralmente una miriade di giustificazioni per permanere nel rapporto, in realtà più la relazione ossessiva procede, più è fonte di grande tensione e stress, si provano forti emozioni, che col passare del tempo, diventano sempre più negative e violente. Ma in cosa consiste questo problema?
Capita che una relazione affettiva con un partner, sia essa ufficiale o nascosta, sia cosi presente nella mente del soggetto da diventare pervasiva nella sua vita.
Se l’altro si allontana, o cerca di separarsi, nella mente della persona ossessionata si scatena l’inferno, si ha una sorta di corto circuito emotivo, comincia a provare un’intensa sensazione di vuoto profondo, di perdita di sé stesso, i discorsi si fanno confusi, talora logorroici e irrazionali, è disposto a fare di tutto per riaverla/o, anche mentire a sé stesso/a, agli amici, a tutti, fino ad arrivare a vere e proprie perdite di controllo, macchinazioni assurde o addirittura azioni violente che ovviamente cerca di giustificare razionalmente. Questa tempesta emotiva si placa un po’ quando i partner hanno un rapporto sessuale perché esso ha una funzione ansiolitica, rassicurante e si producono una quota importante di endorfine e dopamina che sono anche antidolorifici. Tale rapporto ha cioè tutte le connotazioni della dipendenza da sostanza.
La persona crede di amare l’altro perchè lo vuole vedere e sentire costantemente, non resiste, se non lo sente per più di un ora, la sua mente si riempie di un bisogno viscerale di vederlo/a, di averlo li, il tutto condito da paure terribili di perderlo/a, come se la fine della relazione fosse peggio della propria morte. Ora queste senzazioni sono simili alla fase dell’innamoramento normale ma qui sono esasperate e prevale un senso di angoscia piuttosto che la gioia.
L’altro partner, d’altro canto è l’altra faccia della stessa medaglia dell’ossessione anche se può usare strategie diverse (talora però i comportamenti si interscambiano): spesso tradisce, si comporta male, fa ingelosire, può essere subdolo, fa promesse che non mantiene, dice bugie, continua a dare segnali discordanti e contraddittori per tenere l’altro legato a se’, proprio perché essere incostanti è la modalità, che più di tutte, fa rimanere vivo tale rapporto. Entrambi infatti hanno bisogno potentemente di vivere nelle montagne russe delle emozioni, poiché nella loro interiorità sono profondamente tristi, frustrati e infelici, insicuri, spesso con forme depressive mascherate da lunga data, traumi, lutti o esperienze affettive di sofferenza o di assenza d’amore.
Chiamare “amore” questa relazione è solo un eufemismo, poichè di amore non contiene veramente nulla. L’amore è potente ma nel bene di sé e dell’altro ed è innazitutto basato sull’affetto autentico, sulla stima, sulla libertà, sulla benevolenza, la fiducia reciproche, chi ama vuole avere una relazione alla luce del sole, non priva l’altro di possibilità di vita, non lo trattiene nelle catene della gelosia, non lo tedia, non lo limita nella propria crescita personale o lavorativa, non si sottrae per sucitare interesse ma anzi, è ben felice di vivere e passare dei momenti belli e divertenti con l’altro, li crea soprendendolo/a , talora coccolandolo di attenzioni, sa dialogare soprattutto dei propri sentimenti, ciò implica anche dire ciò che lo rende al momento infelice. Nell’amore reale, se l’altro se ne va o è occupato con un’altra relazione dalla quale non riesce a sganciarsi, la persona che ama veramente, pur soffrendo, lascia libero l’amato, perché è consapevole che l’amore può essere vissuto solo nella libertà, rimanendo in quella situazione fa del male a sé stesso, all’altro e anche ad altre persone che vivono infelici a causa si questa relazione, come per esempio i figli.
Insomma può essere la trama di un romanzo emozionante o di un film passionale, ma nella realtà una relazione ossessiva diventa nel tempo un incubo e fa permanere entrambi i soggetti in quella infelicità affettiva che forse non sanno neppure di avere o in quelle forme depressive mascherate in cui dentro di sé ci si dice: “ Sono cosi spacciato e senza speranza, tanto vale provare emozioni violente, meglio questo che morire di apatia”.
Di fatto tutti possiamo cadere in una relazione ossessiva, sono relazioni molto più frequenti nei giovani e negli adolescenti che sono alle prime armi con le esperienze d’amore, molti di loro, quando vengono lasciati, reagiscono con violenti attacchi di panico e periodi di depressione da lutto molto intensi. Tuttavia a quell’età ha un senso, perché i giovani stanno costruendo la loro identità che non è ancora completa, stanno sperimentando la loro prima relazione di attaccamento ( dopo quella originaria con la madre) e la loro affettività è ancora immatura, come del resto lo sono le aree delgli emisferi cerebrali che completano la maturazione a 24 anni circa.
Quando succede ad un adulto invece esistono generalmente due tipi di cause, la prima, quando la relazione ossessiva è prolungata nel tempo esiste una profonda insicurezza affettiva o esperienze di attaccamento originarie che non sono state complete, la seconda, quando una persona sta vivendo un periodo di profonda insoddifazione, di solitudine, di infelicità, di inadeguatezza (anche all’interno di un rapporto di coppia ufficiale che non funziona e che non vuole accettarne la fine). La differenza la fa il tempo: più la persona è matura psicologicamente meno tempo passa in una realzione ossessiva perché ne diventa presto consapevole e risolve i problemi. In ogni caso più siamo scontenti, più siamo fragili, più facilmente possiamo cadere in rapporti ossessivi, proprio perché ci danno quella vitalità che ci manca e come una droga, non possiamo più farne a meno, facciamo fatica a prenderne coscienza e a slegarci, pur vivendo male, perché il filo della nostra vita è legato a quell’unica esperienza di piacere che ci fa sentire vivi. Possiamo quindi definire i rapporti ossessivi delle compensazioni di una più o meno conscia mancanza di felicità, quando sono brevi, mentre quando l’ossessione è una modalità protratta nel tempo indica una più profonda mancanza di autostima, vitalità, amore, rispetto di sé, forza interiore, sicurezza che a volte non siamo in grado di riconoscere, possiamo anche far finta di spaccare il mondo ma se crolliamo in un’istante quando l’altro non ci chiama, significa che abbiamo ancora un po’ di strada da fare per star bene da soli, per amarci e saper condividere con l’altro l’amore vero che abbiamo dentro.