L’amore è anche Karuna, la compassione, cioè la capacità di alleviare la sofferenza dell’altro, di accorgersi quando non sta bene, quando è preoccupato e permettergli che si apra, ascoltarlo, consolarlo, tranquillizzarlo.
Karuna è un concetto bellissimo, non è dire “poverino mio marito (mia moglie) sta male” e poi far finta di niente, magari uscendo il più possibile di casa, è un attivarsi concretamente per alleggerirgli il carico di sofferenza, a volte può voler dire farlo ridere, sdrammatizzare senza però minimizzare, a volte significa trovare insieme una soluzione, altre volte ancora significa trasformare quella sofferenza in un insegnamento per entrambi.
In questi momenti di difficoltà è importante il dialogo sincero, e occorre anche saper abbandonare le proprie posizioni rigide, da parte di entrambi e cercare di comprendere il bisogno profondo dell’altro. Se i due bisogni sono così distanti da essere inconciliabili si ha inevitabilmente la rottura.
Karuna non è quindi la compassione che intendiamo noi occidentali, non è fare la carità, è invece partecipare concretamente, è sacrificare la propria posizioni a volte per un bene più grande che è la coppia, è innanzitutto riconoscere la sofferenza e aiutarsi a vicenda a trasformarla in risorsa così che possa arricchire la coppia con il suo messaggio.