Salvarsi con una fiaba

La simbologia delle fiabe ha una particolare efficacia in psicoterapia. L’analisi psicanalitica delle storie preferite nell’infanzia o la creazione di fiabe da parte del paziente, si è dimostrata in grado di velocizzare il processo di presa di coscienza nell’individuo rendendo più rapido così il cambiamento concreto e contribuendo in modo sostanziale, al percorso di individuazione psichica. In questo percorso, ciò che conta è la “salvezza” psichica, cioè riuscire realizzare al meglio ciò che siamo, con quello che abbiamo a disposizione dalla vita, in tal modo anche la malattia può diventare uno degli ostacoli da superare per poter proseguire il viaggio. Le fiabe tradizionali, i racconti di origine popolare, le leggende e i miti, in realtà, non sono un semplice passatempo per bambini, come si è solito credere, sono nati nell’antichità proprio dalla necessità di affrontare le paure dell’uomo, di trovarvi rimedio ed insegnamento. Sulle fiabe sono stati fatti molti studi psicanalitici ( Bettelheim 1975; Kast, 2000; Von Franz 1987) e rappresentano degli utili strumenti per il lavoro di psicoterapia proprio poiché coagulano temi archetipici dell’esistenza umana in una struttura lineare che è tipica della tragedia greca ma che è simile anche alla struttura stessa dei sogni. Le fiabe sono dominate da un principio di armonia che si basa sulla congiunzione degli opposti in cui il bene e il male, la cattiveria e la bontà, la povertà e la ricchezza, la saggezza o la stoltezza si alternano nella sequenza della storia riportando equilibrio nelle vicende dei personaggi (Jung 1956).
Le vecchie fiabe hanno un’incredibile potenza archetipica (Von Franz 1986), simbolica e mitologica tanto che nello studio dei processi di guarigione sciamanica Levi-Strauss (1996), trovò che lo sciamano utilizzava proprio delle storie per guarire la malattia mentale e fisica, intonandone dei canti adatti al tipo di malattia di cui era affetto il malato e accompagnando tale processo con movimenti rituali del corpo e con la voce. Si pensa infatti che la guarigione sia facilitata dalle immagini contenute nel mito e dalle vibrazioni sonore prodotte dallo sciamano con il canto.
Ma perché le storie dovrebbero avere una valenza terapeutica? La mitologia antica nasce per rendere sacro le forze della natura, che non possiamo controllare ma solo onorare: le passioni umane, gli eventi più inspiegabili quali la vita, la morte, la malattia… Vi è mai capitato che ascoltando una storia vi prende una strana emozione, o vi arrivi un’intuizione sulla situazione che state vivendo? O vi sembra di avere un’improvvisa illuminazione? Ecco questa è un presa di coscienza, o come dicono i fisici, un collasso della funzione d’onda nei microtuboli nel nostro cervello. ” La presa di coscienza è veramente un furto agli Dei”. diceva C.G.Jung (1944).
Attraverso il lavoro terapeutico sulle storie, quelle che ci colpiscono e quelle che inventiamo (Gocci, 2006), la psiche della persona sofferente si attiva, reagisce ai simboli, né viene catturata e comincia a lavorare a livello subconscio. La psiche abbandona così, un atteggiamento passivo, vittimistico, inconsapevolmente distruttivo, in cui la malattia o il disturbo imperano, dominando tutte le risorse del corpo e assume invece un ruolo attivo nel processo di guarigione.
In questo modo il sistema nervoso ristabilendosi, potenzia l’efficacia del sistema immunitario e contrasta con maggior forza la malattia. Il malato riconciliandosi con le sue esperienze dolorose riprende il contatto col il corpo, attraverso il simbolo, creando le condizioni di sblocco fisiologico.
Dare “sacralità” ad una malattia permette all’uomo di riconoscerne il valore numinoso, divino, e di accettarla per quello che è e per il messaggio che ci porta, forse questa è l’unica via per affrontarla.
Le fiabe e i miti provenienti da continenti e culture differenti, presentano delle incredibili somiglianze sia nelle trame, sia nei personaggi, questo significa che i protagonisti delle storie hanno poco a che fare col costume del paese di origine, ma piuttosto coagulano nuclei profondi della natura umana (Pinkola Estes 1993). Attraverso le fiabe possiamo quindi trovare sentieri psichicamente percorribili, credere nella trasformazione, nel mutamento, nella rinascita e questa risorsa è, a dir poco fondamentale, per la nostra individuazione psichica. Non sempre possiamo guarire una malattia, ma sicuramente ci è data sempre la possibilità di salvarsi, cioè di difendere e sviluppare ciò che abbiamo a disposizione con i mezzi che troviamo durante il percorso. La vita può diventare una fiaba: dipende dalla nostra capacità di essere vigili in ogni istante e dal coraggio di fidarsi dei nostri sogni, delle nostre intuizioni e sensazioni, che, come nelle fiabe, appartengono non solo a noi, ma anche alla segreta magia dell’universo.

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