Sport e forza del carattere

Lo sport rafforza il carattere dei ragazzi poiché attiva  una serie di importanti qualità psicologiche, le stesse che rendono ogni essere umano di grande valore: la disciplina, la resistenza mentale, la tolleranza alla frustrazione ( quando si perde o qualche compagno è più bravo di te ecc.), lo spirito di sacrificio, la passione e dedizione, la forza di volontà, la totale centratura su un obiettivo.

L’allenamento fisico ha ovviamente il suo peso nel rafforzamento del carattere poiché un corpo forte che ha buone prestazioni, ottima resistenza, movimenti raffinati e alta precisione nel coordinamento motorio, non può che aumentare la percezione di autoefficacia, di forza, di autostima del soggetto. Quando infatti una persona è debole fisicamente, oppure è troppo magra o in sovrappeso ha anche una bassa autostima e funziona male nella vita, la sua psiche è dominata dall’insicurezza e dal senso d’inefficacia, certo possono essere solo idee, ma hanno un peso enorme soprattutto nella mente di un ragazzino. 

Lo sport è molto importante perché è utile come palestra per il mondo lavorativo, altamente competitivo, fornisce un contesto complesso, fatto non solo di obiettivi, prestazioni e competenze ma anche e soprattutto di relazioni sociali, sia cooperative che sfidanti. L’atleta si deve confrontare con avversari più dotati, più impegnati, più capaci di lui e deve fronteggiare molte situazioni, facendo emergere il suo coraggio, le sue capacità e andando oltre i propri limiti.  Un altro aspetto centrale delle competenze che lo sport attiva è il rispetto e la fiducia verso l’autorità, che è spesso una figura adulta con esperienza, come per esempio l’allenatore, il preparatore atletico, i dirigenti della squadra, tutte figure sociali fondamentali sia nello sport che nel lavoro. Ovviamente il bambino che introietta delle figure autoritarie sane ha una maggior probabilità di essere a sua volta , in futuro, un ottimo leader. Il rispetto dell’autorità è centrale nell’educazione dei bambini. 

Imparare ad accettare le critiche del coach per migliorare se stessi è un’esperienza fondamentale, implica il superamento della frustrazione iniziale e la comprensione del proprio bisogno di migliorarsi. Anche essere capaci di dialogare col coach è molto importante, spesso i ragazzi lo temono così tanto da non trovare il coraggio di chiedere la motivazione delle sue scelte, quando hanno bisogno di saperlo, in questo frangente è importantissimo che i genitori li aiutino ad aprire un dialogo con il proprio coach, perché così hanno la possibilità di comprendere meglio alcune scelte che in alternativa vivrebbero solo come delle punizioni nei loro confronti.

I bambini che fanno sport hanno una maggior probabilità di divenire uomini e donne più volitivi, determinati, sanno concentrarsi sul risultato, ma fanno attenzione anche al processo con cui ci arrivano (preparazione atletica, tecnica…), non sono mai superficiali, non si affidano al caso o alla fortuna, sanno che per ottenere un buon risultato occorre impegnarsi a fondo e questo mi sembra alla base di una personalità che si attiva con volontà e usa le sue risorse al meglio che può.  Sono addestrati ad essere forti, a non scoraggiarsi, a non arrendersi e soprattutto sanno che vincere comporta mesi  o anche anni di allenamento, di fatica e di concentrazione, per loro la variabile tempo è importante, hanno compreso attraverso lo sport che non si ottengono dei risultati attraverso il famoso “clic”, la terribile illusione che ha catturato e reso deboli molti ragazzi delle nuove generazioni, per loro è solo un autentico falso. I giovani che fanno sport agonistico hanno una marcia in più in tutte le aree della vita.

“Spesso da soli si fa molto ma insieme è bellissimo”

Lo sport di squadra forma il ragazzo alla cooperazione di squadra. In gruppo cominciano a comprendere, col tempo, che solo se sai sacrificarti per la squadra possiamo vincere e gioire insieme, in squadra non c’è spazio per l’egoismo individuale esso è deleterio e isola chi lo attua. 

Se un elemento non si sacrifica per la squadra, la squadra stessa a lungo termine lo isola, magari inizialmente c’è una sorta di ammirazione per le sue azioni ma il gioco dura poco e i ragazzi stessi si stancano perché subiranno direttamente o indirettamente delle mortificazioni da questo compagno.  Il gioco di squadra non tollera egoismi. “Se tu non aiuti gli altri non conti nulla per la squadra” (J. Velasco). Essere squadra non è una cosa immediata, implica un lungo lavoro sia per gli atleti, che si legano in modo istintivo, sia per l’allenatore. Il coach deve essere in grado di fare un’analisi approfondita sia dei caratteri che delle personalità individuali, conoscere le tipologie personologiche, le loro reazioni tipiche ad alcuni eventi e poi coordinarle facendone un’amalgama che funziona, realizzare una squadra vincente è un capolavoro che pochi riescono a creare.

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