L’ansia di vincere, l’ansia di perdere, nello sport e nella vita

È noto che lo stress e l’ansia sono i pericoli peggiori per l’atleta, riducono di molto le prestazioni, la concentrazione e la motivazione. L’ansia non nasce da condizione esterne ma piuttosto da un’abitudine errata di pensiero dell’atleta stesso. Lo stesso vale per tutte le persone che soffrono di stress e d’ansia: la loro vita gira più lentamente, è più faticoso lavorare, studiare, stare in famiglia. Tutto dipende da come vengono percepite le situazioni esterne e da come vengono lette dalla mente dell’atleta o della persona. Le performance atletiche, lavorative e il nostro senso di sicurezza dipendono dall’interpretazione che la nostra mente da’ degli eventi interni ed esterni.

Purtroppo lo stress e l’ansia sono delle condizioni presenti sempre più frequentemente nelle vite di moltissimi occidentali e non solo sportivi, poiché la cultura occidentale pone l’accento sulla competitività e sulla vittoria sull’altro come realizzazione del se’. Questo meccanismo psicologico mantiene vitale il mercato, senza il quale crolleremo.
L’ affermazione della propria persona si può ottenere quindi in vari modi, per esempio con la ricchezza, con gli oggetti di moda, partner, proprietà, status, vittorie, professioni e posizioni prestigiose, e altri simboli che affermano il proprio potere in modo spesso solamente esteriore.
Più una persona si affanna ad “Avere”, più il suo ” Essere” rimpicciolisce, la propria forza interiore si assottiglia poiché tale forza dipende dagli oggetti esterni, senza di loro la persona tende ad avere una percezione svalutativa nei suoi confronti. Così è anche per lo sportivo, più si attacca alla vittoria per dare valore a se stesso, più diventa aggressivo in modo negativo, più pretende la vittoria ad ogni costo, più aumenta l’ansia, la paura dell’avversario, il timore di far brutta figura e di non realizzare un risultato che gli dia valore. Questa mentalità occidentale ci spinge a superare noi stessi attraverso lo smacco sugli altri e questo è di grande stimolo all’essere umano, tuttavia, portando tale modalità in eccesso, ci siamo riempiti d’ansia tanto da vivere nell’era degli ansiolitici. A volte se non abbiamo ciò che ci aspettiamo, crediamo di non valere abbastanza.
Nella mentalità occidentale l’atleta diventa così un combattente e la gara una battaglia, ma ciò trasforma la vita dell’essere umano in una continua prestazione che produce sempre più ansia e sempre più aggressività soprattutto verso se stessi (ci giudichiamo aspramente per ciò che non riusciamo a fare) e di conseguenza anche verso gli altri. Questa mentalità basata sull’ossessione della competitività, è deleteria soprattutto per i ragazzi giovani che praticano sport, perche’ crescono in una costante ansia da prestazione che fa dipendere il loro valore interno solo dai risultati che ottengono e non dalle loro abilità personali, che vanno sviluppate nel tempo.
Per questo motivo nel seguire gli atleti nella preparazione mentale (MENTAL TRAINING) privilegio un approccio che ha origini dal pensiero orientale, questo mi permette di integrare gli aspetti positivi della competitività occidentale con gli aspetti positivi dello sviluppo della forza interiore orientale. Utilizzo il concetto di Tao che rappresenta la totalità’, una forza che scorre in perenne fluire attraverso tutta la materia dell’universo, che tiene gli opposti in equilibrio. Applicando il Tao nello sport, l’energia dell’atleta non è costituita solo dall’aggressività, ma dalla forza e dal potere interno che attinge dalla conoscenza del proprio corpo, dall’allenamento accurato, dalla propria passione, dalla relazione con il proprio allenatore e con i compagni di squadra, dalle vittorie ma anche dalle sconfitte che sono i nostri più grandi maestri. Il Tao, a differenza della nostra cultura occidentale, non considera la sconfitta come qualcosa di negativo ma un evento in cui c’è del positivo da imparare. La gara diventa così un’arena in cui alleno il mio corpo e la mia mente usando gli avversari come leve di motivazione per aumentare la mia forza interna sia fisica che psichica. L’atleta non ha come obiettivo quello di vincere sull’avversario ma di essere in sintonia con se stesso, con il proprio corpo, con la propria mente, con ciò che usa ( arco, bicicletta, acqua, palla, giavellotto…) e con il momento presente. Come nell’arte del tiro con l’arco l’obiettivo non è quello di far centro nel bersaglio ma quello di centrare se stessi, essere allo stesso tempo il tiratore, il bersaglio, l’arco, la freccia e il gesto. Questa modalità di percepire lo sport ci permette di migliorare costantemente se stessi e permette anche di sprigionare una energia interna tale da ridurre al minimo tutti gli ostacoli e le limitazioni che si trovano in gara, procedere verso una sorta di stato di grazia, senza sentire dolore, ne fatica, ma pura estasi. Questo stato si chiama tecnicamente flusso ( flow) in cui l’atleta raggiunge una performance al di sopra delle sue possibilità realizzando un’esperienza di picco (Peack performance) facilitato dall’energia generata dal suo stato interno di armonia totale con ciò che sta facendo, con il tempo, con il proprio corpo e quindi con la natura stessa.
L’atleta che eccelle ha il coraggio di rischiare di perdere e mette a frutto la propria sconfitta per progredire sempre, sa concentrarsi sulla gara, non sul risultato, utilizza la gara per realizzare la sua forza interna e potenziarla sempre di più nello sport e nella vita.
Gli ostacoli della nostra vita purtroppo li crea la nostra mente inconscia, con le sue aspettative, i suoi limiti, la sua incapacità di affidarsi all’istinto, la paura di rischiare.
Gli ostacoli che affrontiamo ogni giorno sono autoimposti, cioè sono limitazioni poste dal nostro inconscio. Ognuno di noi è depositario di un potere illimitato e di infinte potenzialità che possiamo adoperare e di cui ci rendiamo conto quando agiamo in armonia con le forze della natura, adattandoci al fluire naturale dell’energia e degli eventi, senza forzare nulla, solo seguendo il flusso del fiume che dobbiamo percorrere, cavalcando le rapide e sfruttando le piene per volare controcorrente.

NB: per consulenze ad associazioni sportive, squadre, palestre per CORSI DI MENTAL TRAINING o sedute personali tel dr.ssa Emanuela Pasin tel.333.9679689

BIBLIOGRAFIA

Eugen Herrigel “Lo Zen e il tiro con l’arco” Adelphi
Lynch Jerry, Huang Chungliang Al “Corpo che pensa, mente che danza” Longanesi

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