Ipnosi per il dolore

Alcune tecniche di Ipnosi clinica sono in grado di ridurre sensibilmente il dolore e aiutare il paziente a vivere meglio. 

Per due anni abbiamo lavorato su un gruppo di pazienti con dolore cronico presso il Policlinico Universitario di Verona, Borgo Roma, reparto di Rianimazione e Anestesia, insegnando loro delle tecniche di ipnosi medica specifiche, per ridurre il dolore persistente, di cui erano affetti a causa di varie patologie come la fibromialgia, il cancro, l’emicrania, la sclerosi multipla e altre patologie invalidanti sul piano fisico.

 

Abbiamo osservato in questi pazienti come il dolore creasse un circolo vizioso negativo che andava a peggiorare anche le loro condizioni psicologiche, provavano ansia, insonnia, depressione, disistima, tono dell’umore flesso, irritazione, rabbia per la loro condizione, mancanza di speranza, affaticamento, chiusura in sé. Tutti questi sintomi, non solo aumentavano il dolore, ma anche peggioravano la situazione clinica e la qualità di vita del paziente, creando talora anche disagio e nervosismo nei loro familiari, che, non sapevano più come aiutarli, finivano spesso per presentare sintomi depressivi anche loro (isolamento, chiusura, tono flesso, anche per paura di litigare e peggiorare così la situazione già di grande sofferenza).

Abbiamo notato innanzitutto l’importanza del sostegno psicologico in queste situazioni: era molto importante che i pazienti si aprissero e raccontassero la loro situazione perché questo aveva già un primo importante effetto di scarico della tensione.

Avere accanto una persona che ascolta senza porre giudizi e sa guidare la comunicazione in termini positivi, senza venirne travolta essa stessa, fu una risorsa essenziale per iniziare il lavoro di risoluzione della sofferenza e della diminuzione del dolore.

L’ascolto crea un’apertura ed essa pone fine al circolo vizioso negativo: dolore-tensione nervosa- più dolore – piu tensione nervosa- ancora più dolore.

I pazienti che provano dolore non si sentono compresi, ciò è fonte di ulteriore frustrazione e solitudine per loro. La loro è una condizione di disagio che alla fine preclude la comunicazione: quando parlano del loro dolore, sembra che si lamentino, ma in realtà hanno bisogno di trovare conforto, accoglienza, comprensione. Ovviamente per gestire un colloquio a tale livello di sofferenza non basta avere una buona volontà o altruismo, occorre anche essere addestrati ad un certo livello di comunicazione assertiva ed empatica, avere una struttura mentale forte abbastanza da reggere il dolore interno, conoscerne i meccanismi psicologici e saper restituire comprensione e affettività, perché altrimenti si rischia di creare uno stato emotivo persino peggiore, soprattutto se si minimizza la condizione di dolore o quella psicologica, o si giudica, senza volerlo fare,  la persona o il suo modo di comunicare il suo disagio.

Inoltre esiste un’importante componente di rabbia dovuta al dolore. In effetti è molto difficile per un essere umano accettare il dolore, poiché esso è un segnale fisiologico che scatena meccanismi altrettanto naturali ed istintivi di fuga o di attacco, associati all’emozione della paura e della rabbia. La componente della rabbia o dell’irritabilità, nella condizione di dolore fisico, è spesso inconscia e viene espressa, senza intenzione, attraverso l’atteggiamento verbale, oppure viene incosciamente convogliata in meccanismi passivi-aggressivi o depressivi. Occorre saperla gestire con competenze tecniche adeguate altrimenti ci si difende o si evita la comunicazione, abbandonando la persona alla sua rabbia interna, che non riusciamo facilmente a reggere né a comprendere.

L’ascolto psicologico quindi deve essere una capacità tecnica molto raffinanata e risultatate da un addestramento, da un’esperienza professionale ed umana notevole.

Per questo la figura dello psicologo è cosi importante nella gestione del processo fisiologico del dolore a cui partecipa ampiamente anche la parte psicologica.

Dopo questa prima fase terapeutica di accoglienza psicologica e di ascolto, che in termini tecnici psicologici chiamiamo “catarsi”, cioè liberazione, abbiamo lavorato sulla ritrutturazione del sistema emozionale attraverso tecniche di ipnosi clinica. Per far questo abbiamo a disposizione molto materiale in termini di studi scientifici, che hanno avuto risultati molto positivi per la gestione del dolore.

Va specificato tuttavia che l’ipnosi medica non è l’ipnosi che si vede nei film o a teatro, dove schioccando le dita le persone dormono, ma piuttosto una tecnologia scientifica che addestra il paziente ad usare e a controllare il potenziale mentale in modo da trasformarlo in effetti positivi per lui. In altri termini il paziente apprende a creare degli stati mentali positivi, di rilassamento, di rigenerazione, di benessere in modo da fronteggiare i sintomi psicologici e il dolore fisico.

Noi siamo in uno stato naturale di ipnosi molto più spesso di quello che pensiamo, per esempio, quando siamo sovrapensiero, siamo presi dai nostri problemi e immaginiamo cosa pottrebbe succedere e come possiamo risolverli: la creazione di queste immagini mentali e di questi percorsi per immagini sono già stati di ipnosi naturali, prova ne sia che finchè guidiamo, se pensiamo ad altro, non ci accorgiamo neppure della strada che stiamo percorrendo. Spesso però, utilizziamo questi meccanismi in modo sbagliato, non siamo proattivi nel processo, ma lasciamo che la mente ci travolga di paure, producendo immagini mentali negative, catastrofiche o perlomeno angoscianti, questo funzionamento della mente viene chiamato nevrosi, ed è alla base dei più frequenti disturi psichiatrici della nostra epoca: ansia, attacchi di panico, depressione.

L’ipnosi medica addestra la persona ad avere il controlo della propria mente e ad utilizzarla per generare stati mentali piacevoli, rilassanti o favorire stati di cui abbiamo bisogno come il sonno, la calma, la concetrazione, l’analgesia.

L’ipnosi è un allenamento ad usare la propria mente in modo proattivo, in altri termini è una tecnologia che rimette il paziente alla guida della propria mente, e cosi facendo, egli diventa a poco a poco in grado di guidare i propri stati mentali e di autodeterminarsi.

L’ipnosi fa leva quindi su naturali meccanismi della mente senza usare farmaci. Questi meccanismi conservativi e di sopravvinenza, sono naturali e con l’ipnosi andiamo ad elicitarli in modo da proteggereci dal dolore e dalla paura.

La mente è un potenziale creativo, siamo noi che non siamo allenati ad utilizzarlo per il verso giusto.

I pazienti del nostro gruppo, nei due anni di esperienza di ipnosi del dolore, hanno addestrato il loro cervello a creare stati di benessere riducendo anche l’utilizzo degli analgesici e hanno migliorato di gran lunga le condizioni della loro salute mentale: si sentivano più sereni, il tono dell’umore era decisamente migliorato, l’ansia diminuita e la capacità e la disponibilità a comunicare e ad aprirsi era di gran lunga migliorata, diventando un piacere e un’abitudine positiva. Lavorare in gruppo è stato molto importante e motivante, perché si è creata un’atmosfera positiva di mutuo-aiuto che ancora permane e che ha ridato fiducia alle loro vite sia individuali che anche in famiglia.

L’esperienza dell’ipnosi per il trattamento del dolore è stata sperimentata da un gruppo di Ricercatori dell’Università di Verona (1), con cui ho collaborato per la parte psicologica, e l’abbiamo documentata anche in laboratorio di ElettroEncefaloGrafia in Neurologia a Borgo Trento sempre al Policlinico di Verona, con uno studio pilota, ritrovando evidenze scientifiche documentate dai potenziali Evocati sull’efficacia di queste tecnica.

Pertanto consiglio un training di queste tecniche di ipnosi del dolore a quanti ne hanno bisogno, perché presentano una buona efficacia, sia come strumenti analgesici e anche come riequilibratoti del benessere della persona.

Dr.ssa Emanuela Pasin, psicoterapeuta e ipnologa, riceve su appuntamento a Vicenza e a Verona tel.333.9679689

(1) BIBLIOGRAFIA

VOL 7 N.1 January 2018

ANNALS OF PALLIATIVE MEDICINE

(CLINICAL HYPNOSIS IN PALLIATIVE CARE: neural correlates, clinical,psychological and spiritual therapies)

pag.17-31

“The role of clinical hypnosis and self-Hypnosis to relief pain and anxiety in sever chronic diseases in palliative care: a 2-year long term follow-up of treatment in a nonrandomized clinical trial “

M.P.Brugnoli, G.Pesce, E.Pasin, M.F.Basile, S.Taburin, E.Polati

 

pag.7-16

“Changes in laser – evoked potentials during hypnotic analgesia for chronic pain: a pilot study”

G.Squintani, M.P.Brugnoli, E.Pasin, A.Segatti, E. Concon, E. Polati, B. Bonetti, A. Matinella

 

 

 

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