“Immersioni in Natura”: effetti psicofisici studiati dalla Medicina Forestale

Lo stile di vita che stiamo conducendo ha raggiunto livelli di stress molto elevati, siamo in accelerazione costante sia a livello personale che collettivo, quando siamo dentro a questo ingranaggio è quasi impossibile frenare, finché non ci capita qualche evento che ci costringa a fermarci e a prendere coscienza di come stiamo vivendo, a prenderci cura di quello che, fino ad allora, avevamo dato per scontato.

Ma perché arrivare a questo punto? Perché non prevenire lo stress usando la natura nella sua forma più semplice e spontanea: immergersi in essa, un bagno di foresta, come un bagno in mare, apprezzandone consapevolmente la sua freschezza, piacevolezza e amplificando i suoi benefici naturali?

La Sindrome da Deficit di Natura

Alcuni studiosi sostengono che i nostri stili di vita stressanti e frenetici siano legati al progressivo allontanamento dell’essere umano dalla Natura, generando quella che chiamano ormai “Sindrome da deficit di Natura” (Nature Deficit Disorder) che produce sintomi come carenza di attenzione e concentrazione, sedentarietà, irritabilità, ma anche apatia, abulia, mancanza di iniziativa soprattutto nelle giovani generazioni che sono sempre più sconnesse al mondo naturale (Richard Louv 2005).

Negli ultimi cent’anni la popolazione si è spostata in maniera massiccia nelle città e l’essere umano ha perso, non solo la simbiosi con il mondo naturale, ma ha anche adottato un atteggiamento di supremazia su di esso: sfrutta il pianeta come se fosse a sua mercè, senza rispetto, senza coscienza del valore delle creature, tutte più antiche e magari anche più evolute di lui, visto che sono sul pianeta da molto più tempo .

In quest’ottica, per cominciare a star meglio serve un nuovo modo di guardare noi stessi e l’ambiente in cui viviamo, non più nevrotico, ossessivo, spaventato, utilitaristico e antropocentrico come quello che abbiamo ora, serve un’espansione della coscienza in profondità che ricomponga il sacro valore che i nostri padri davano agli elementi naturali, che ci possa salvare dal malessere che stiamo vivendo e magari evitare l’autodistruzione della specie umana.

La Medicina Forestale

Non mi sono stupita quando ho scoperto questo nuovo filone di studi della Medicina Forestale, perché già da tempo percepivo un pericoloso scollamento tra l’essere umano e la “sua” natura profonda, una disconnessione questa legata al perduto connubio con la Natura stessa, come sosteneva Lowen (1991).

La terapia forestale è nata in Giappone negli anni ’80 a causa dell’aumento della depressione nella popolazione locale, il governo ha abbracciato questi nuovi studi sui benefici dello shinrin-yoku (bagni di foresta), proprio perché i costi a carico del sistema sanitario erano saliti alle stelle e la popolazione stava sempre peggio, compromettendo anche la resa economica. Hanno cominciato a studiare scientificamente gli effetti di tali immersioni sulla salute umana notando che la pressione arteriosa e il battito cardiaco in natura si riequilibrano facilmente, che il sistema immunitario aumenta la sua efficacia, diminuiscono i tempi di recupero dopo un intervento o dopo una malattia, ci si sente non solo meno tristi, meno arrabbiati, meno ansiosi, ma si prova una sensazione di pace, di gioia, di serenità che da tempo era sono un lontano ricordo, insomma nella loro semplicità i bagni di foresta sono una straordinaria medicina  per ridurre lo stress e combattere la depressione.

Vari livelli di Terapia Forestale

Esistono vari livelli terapia forestale a seconda delle necessità della persona e dei suoi bisogni psichici e fisici del momento, per questo le sessioni di terapia forestale hanno strumenti diversi per adattarsi il più possibile ai bisogni individuali e del piccolo gruppo.

Si può partire da un livello di immersione base, soprattutto se conduciamo una vita sedentaria e viviamo perlopiù in ambienti chiusi, poiché ricominciare a camminare immersi nel verde, respirare l’aria pura piena di ioni negativi di ossigeno, che sono poi quelli che neutralizzano gli agenti inquinanti dell’aria ( in un metro cubo d’aria di montagna ce ne sono 1 miliardo, mentre dentro casa ce ne sono solo cinque milioni), produce effetti inaspettati sulla salute e sulla vitalità. Reimparare la presenza mentale facendoci avvolgere dalle sensazioni mutevoli e complesse dei vari elementi della natura, migliora l’attenzione e le funzioni cognitive di base (teoria del Recupero dell’attenzione di Kaplan 1989), ma anche il sistema emotivo, perché ci calmiamo e troviamo uno stato profondo di serenità e di amorevole presenza.

 Anche a livello fisico il corpo comincia a aumentare il livello di vitamina D grazie all’esposizione al sole, produce endorfine (sostanze del buon umore), abbassa la produzione di cortisolo (ormone dello stress), si ha un abbassamento dell’allerta del sistema nervoso, in particolare si attiva il sistema parasimpatico che conduce il corpo ad un rilassamento e ad una rigenerazione profonde, per non parlare del sistema immunitario che migliora la sua efficacia aumentando la produzione dei linfociti Natural Killer (cellule deputate al controllo di virus e tumori).  Tutti questi effetti derivano dagli studi scientifici di medicina forestale condotti in questi ultimi decenni.

Poi esiste un livello di immersione che chiamerei profonda, in cui ci addentriamo nella natura con un atteggiamento quasi sacro, reimpariamo a connetterci con tutti i suoi elementi attraverso il nostro mondo inconscio. Qui si utilizzano differenti tecniche che derivano dalle più famose correnti di psicoterapia che da sole sono efficaci nel riequilibrare la personalità e compiere un buon lavoro terapeutico di guarigione emotiva e psichica.  Mi riferisco a tecniche di focalizzazione dell’attenzione, di introspezione, di mindfulness, di autocoscienza, all’auto-ipnosi, a tecniche di espansione sensoriale, di imagery, il grounding, di danza terapia, la bionergetica, il forest breathing e molte altre che sono capaci di riattivare il Prana (energia vitale) di cui la Natura è piena ma anche di far emergere le risorse interne inconsce che avevamo da tempo accantonato.  

Posologia

E’ stato dimostrato che una sessione di terapia forestale a settimana ha la capacità di prevenire molti disequilibri sia fisici che psichici, poiché anche il movimento e l’attività sportiva, è scientificamente risaputo, ha effetti importanti sulla salute umana.  Se a questi elementi, natura e attività fisica, abbiniamo delle tecniche di respirazione mirate che aumentino la portata d’ossigeno a tutti gli organi, allora l’efficacia cresce esponenzialmente.

Nell’immersione al Ponte di Veja (VR) e immagini oniriche

Quando ho condotto la prima immersione nella natura presso la località Ponte di Veja in Valpollicella ( Verona) la cosa che mi ha stupita maggiormente sono stati i miei sogni e quelli degli altri partecipanti nelle notti successive all’esperienza nel sito: le immagini oniriche parlavano di popoli antichi che vivevano in armonia, ma anche altre simbologie archetipiche che fanno emergere come, alcune persone pronte ad accogliere nuove consapevolezze, siano attivate in modo potente dalla natura attraverso i messaggi del nostro inconscio. Questa terapia può condurre ad un potente risveglio della coscienza, ci connette alla nostra parte istintiva che è anche la più vitale, ma alla quale da tempo non siamo più abituati, anzi spesso la rinneghiamo spaventati perché non siamo sicuri di riuscire a gestirla, spesso finiamo per escluderla completamente predisponendoci all’infelicità e alla passività.  L’immersione nella natura quindi è un’esperienza apparentemente semplice e armonica ma può diventare un percorso più ampio di risveglio del Sé.

Risultati biomedici e parametri psichici dopo l’immersione

Nella nostra esperienza del sito archeologico del Ponte di Veja, in collaborazione con l’associazione ALLARIAPERTA di Silvia Zanini, che ci ha condotti e aiutati nella selezione del luogo naturale più appropriato per questa terapia (il luogo deve avere delle specificità per essere utilizzato a tale scopo), con l’assistenza medica del dr. Arrigo Dianin, eravamo in nove persone, di cui sette istruttori sportivi.

Le emozioni sono fluite in armonia in tutte le fasi del lavoro, ci siamo messi in connessione con molti elementi della natura, con una roccia antica di 40milioni di anni, siamo entrati in una caverna in cui sono vissuti nel Paleolitico i nostri antenati, ci siamo fatti penetrare dal suono dell’acqua della sorgente, abbiamo chiesto aiuto al secolare castagno di 700 anni, abbiamo camminato sotto la pioggia (esercizio del Walking in the rain) senza averlo programmato e altri esercizi di riconnessione che nella loro semplicità e naturalezza ci hanno completamente riassettati e rigenerati.

I test sui parametri vitali rilevati prima e dopo l’esperienza hanno dimostrato che la variazione della pressione arteriosa, del battito cardiaco e della saturazione dell’ossigeno sono molto soggettive (Tab.1) e in questo campione di persone già allenate sono apparse in realtà irrilevanti, ma il risultato straordinario è apparso nell’aspetto emozionale in cui, se prima dell’esperienza abbiamo registrato delle note negative d’ansia, di confusione, di rabbia, dopo l’immersione, tutta la componente emotiva si è positivizzata completamente, mentre l’energia vitale (vigore)  è rimasta molto alta (tab.2).  

Tab.1 Rilevazione parametri biomedici nell’immersione a Ponte di Veja (VR)

Tab.2 Effetti psicologici dell’immersione a Ponte di Veja (VR)

L’attuale ricerca in Italia

Abbiamo già centinaia di studi sugli effetti positivi della terapia forestale non solo in Giappone ma anche in tutto il mondo, inoltre in anni più recenti anche in Italia, un gruppo di ricerca del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) in collaborazione con il CAI ( Club Alpino Italiano) sta sperimentando percorsi terapeutici in foresta su tutto il territorio italiano studiando la densità dei BVOC ( particelle volatili prodotte dalle piante e da altri elementi naturali) in corrispondenza di certi tipologie di alberi e sta monitorando gli effetti fisici e psicologici sui soggetti, ottenendo già risultati indubbiamente positivi (Meneguzzo F. Zabini F. 2020).

Ho la netta sensazione che la terapia forestale diverrà in futuro una prassi terapeutica d’elezione per la prevenzione e il riequilibrio psico-emotivo, a qualsiasi livello scegliamo di praticarla, sia che vogliamo apprezzare appieno una passeggiata nel bosco, sia che ci interessi compiere un percorso di ricerca interiore attraverso la connessione profonda con la natura, poiché è tempo che l’umanità compia un passaggio di coscienza, trasmuti ad un livello diverso da quello che è ora, non solo con il fine di realizzare il più possibile la sua natura profonda ma anche di trovare modi più sereni di vivere in connessione con il pianeta, oserei dire stili di vita più “umani”.

AUTORE: dr.ssa Emanuela Pasin, psicologa psicoterapeuta.

Vuoi provare ?

Per richiedere informazioni sulle sessione di gruppo o individuali di IMMERSIONE IN NATURA tel. 333.9679689. Per l’estate 2023 sono disponibili le date delle sessioni di gruppo sul territorio Veronese: 30aprile; 28 maggio; 25 giugno; 23 luglio; 24 settembre 2023, che si svolgeranno la mattina della domenica con orario 9.30-12.00 circa. I gruppi hanno numeri limitati per consentire una conduzione ottimale. Per info e iscrizioni contattare l’associazione ALLARIAPERTA Tel.347.1512501 info@all’ariaperta.com http://www.allaeriaperta.com

Bibliografia per approfondire

Meneguzzo F. Zabini F. “Terapia forestale” 2020

Fred Hageneder “Lo spirito degli alberi” Crisalide ed. 2001

Mario Rigoni Stern “Arboreto selvatico ” et. scrittori 1991

Mauro Corona ” Le voci del bosco” ed. Bib. Immagine 1998

Anna Maria Finotti “Il canto degli alberi” ed. Ancora 2006

Qing Li “Shinrin-yoku. Immergersi nei boschi” ed. rizzoli 2018

Mancuso Stefano e Alessandra Viola “Verde Brillante” Giunti ed. 2015

Lowen Alexander “Il linguaggio del corpo ” feltrinelli 1991

Louv Richard “Last Child in the wood” Ed. inglese 2005

Kaplan R & Kaplan S. “The experience of nature: a psychological perspective” Cambridge University Press 1989

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