Un’esperienza di terapia con la fiaba della dr.ssa Giuliana Meroni Carlovingi in una struttura per anziani in Ticino (CH).
Collaborando con una struttura CPA (casa per anziani), dopo un periodo di approfondimento teorico della terapia della fiaba della Dr.ssa Pasin Emanuela ( “Salvarsi con una Fiaba” Ed. magi 2010), ho proposto di introdurla come una delle terapie a disposizione degli ospiti.
Nell’ambito della mia formazione continua, con alcuni anni di esperienza di supervisione in ospedali di giorno per anziani malati e di consulenza per parenti di malati, non sono rimasta indifferente alla proposta di formazione concernente la tecnica della terapia della fiaba proposta e sperimentata dalla dottoressa Emanuela Pasin.
Come psicologa e psicoterapeuta che consacra una parte del proprio tempo lavorativo alle questioni inerenti le malattie dementigene in geriatria, l’incontro con questo tipo di terapia è significato trovare il pezzo del puzzle mancante che mi ha permesso di “vedere” l’insieme di cio’ che da tempo (dieci anni) sto sperimentando attraverso il lavoro, attorno a questa realtà di malattia
La disponibilità dei responsabili prima e la collaborazione del personale curante poi, mi hanno permesso di concretizzare questa esperienza, durata 21 mesi, iniziata dapprima con scadenze quindicinali, poi continuata settimanalmente.
Poter concretamente accompagnare un gruppo di ospiti nell’esperire emozioni grazie all’uso delle fiabe che attraverso la loro trama hanno permesso loro di dare o ridar forma, con gesti, parole, canti, ai loro vissuti, significa, dal mio punto di vista, permettere a coloro che vivono sempre piu’ di frequente nell’oblio a causa dalla malattia, di riconoscersi attraverso le sensazioni che i ricordi evocano, attraverso gli avvenimenti rievocati, di esistere nel qui e ora grazie alle emozioni evocate.
Da un punto di vista della mia formazione (cognitivista) voglio e devo poi sottolineare come la possibilità di attingere a materiale proveniente da scuole formative diverse (la dottoressa Pasin è neuropsicologa Junghiana) permette comunque di dimostrare che le emozioni restano il fulcro attorno al quale costruire senso, capire, ri-conoscersi, indipendentemente dal grado di consapevolezza che ne consegue, permettendo a chi sperimenta il lavoro terapeutico di uscire dall’alienazione
Vorrei terminare questa testimonianza con una breve storia narrata dagli ospiti.
In seguito alla proposta della fiaba dei fratelli Grimm, Rosaspina, gli ospiti hanno poi costruito questa trama:
C’era una volta un bel bambino con folti capelli e occhi blu. Aveva una particolarità:riusciva ad imitare il verso di tutti gli animali che conosceva. Si chiamava Ferdinando.Un giorno Ferdinando si sedette in fondo alla scala e cominciò a piangere perché voleva un cucciolo di cane.I genitori disperati dal suo continuo piangere decisero di accontentarlo e andarono da una signora dove sapevano che avrebbero potuto trovarne. Ne scelsero uno che piacque subito a Ferdinando. Un giorno giocando, il cane ruppe un vaso della mamma e Ferdinando e il suo cucciolo si nascosero spaventati a causa del forte rumore, fuori dalla casa. I genitori, rientrati a casa dopo essere stati dai vicini cominciarono ad allarmarsi perché il figlio non c’era in casa. Lo cercarono dappertutto ma invano. La notte stava scendendo e fuori il buio aveva reso impossibile le ricerche. Cominciarono allora a chiamare urlando, il figliolo, il quale si era addormentato col suo cucciolo dietro un grande albero. Finalmennte le urla lo svegliarono e dalla paura cominciò a piangere. Fu così possibile ritrovarlo e i genitori lo abbracciarono e lo perdonarono.. Il giorno dopo lo accompagnarono a comprare un nuovo vaso, che collocarono al posto di quello andato in frantumi e Ferdinando potè continuare a giocare col suo amico cucciolo.
Ringrazio ancora tutti coloro che hanno permesso a questo progetto di nascere e di diventare realtà, in special modo ringrazio gli ospiti che che ho accompagnato e che l’hanno vissuto in prima persona.
Dr.ssa Giuliana Meroni Carlovingi, psicologa psicoterapeuta fsp, Ticino(ch), feb. 2013
ho letto a mia mamma ora questa storia. Era contenta io adoro leggere ma non sapevo fosse una terapia. Mia mamma ormai si esprime poco e capisce cose semplici. Mi piace leggerle storie non sò cosa capisce ma è contenta anche perchè ormai non riesco piu’ a fare con lei discorsi significativi.
È una coccola per loro leggere una stia semplice … sono felice che sua madre reagisca bene … grazie del ritorno positivo.